
Anche se il modello a cui si ispira la manifestazione è il Sei Nazioni, le differenze rispetto all’originale europeo sono notevoli. Se nel Vecchio Continente il numero dei partecipanti è fisso e può cambiare, come è avvenuto con l’ingresso dell’Italia, solo dopo lunghissime discussioni, il torneo asiatico avrà delle classi di merito, con un meccanismo di promozioni e retrocessioni. In totale hanno aderito 25 federazioni che sono state divise in quattro livelli: Top5, Division I, Division II, Tornei regionali. In prima istanza, le Top 5 saranno Giappone, Corea del Sud, Kazakhstan, Hong Kong ed Emirati Arabi. L'ultima classificata l'anno successivo giocherà nella Division I, da cui salirà la vincitrice, che per il 2008 uscirà dal torneo tra Cina, Sri Lanka, Singapore e Taipei.
Le squadre della Top 5 disputeranno due incontri casalinghi e due fuori casa. Il punteggio prevede 5 punti per la vittoria, 3 per il pareggio, 1 punto addizionale per la sconfitta con meno di 7 punti e per 4 opiù mete segnate. Il torneo avrà cadenza settimanale dal 25-27 aprile al 24-25 maggio.
Il calendario del Giappone prevede: Corea- Giappone; Giappone - Emirati Arabi; Kazakhstan - Giappone; Giappone - Hong Kong.
«Penso che avrà un effetto positivo» afferma l’anglo-cinese Rory Underwood. Ma l’ex ala dell’Inghilterra non nasconde che il cammino da fare affinché il rugby asiatico raggiunga livelli anche solo lontanamente paragonabili a quelli europei sarà lunghissimo. «Ci vorrà molto molto tempo. Non avverrà da un giorno all’altro» dice il giocatore che ha realizzato più mete nella storia della nazionale inglese. Da parte sua, un veterano della nazionale giapponese come Daisuke Ohata, che detiene il record di mete segnate in campo inernazionale (69 con 58 presenze), è invece convinto che il torneo sarà utilissimo per «colmare il gap che esiste tra il nostro rugby e quello che si gioca nel resto del mondo». Proprio per promuovere lo sviluppo del rugby in patria, il Giappone, unica nazionale asiatica a qualificarsi per l’ultima World Cup, si era candidato a ospitare l’edizione 2011 dei Mondiali. Ma la scelta è caduta sulla Nuova Zelanda, provocando non poche critiche da parte di chi vede le nazioni storiche arroccate a difesa della loro leadership e disinteressate alla diffusione del gioco nel mondo. I giapponesi, comunque, sono gente testarda e si sono già proposti per l’edizione 2015. «Il Giappone avrebbe volute ospitare I Mondiali 2011 - afferma Jarrad Gallagher, incaricato dall’International Rugby Board di seguire lo sviluppo della disciplina in Asia - ma la cosa buona è che hanno intenzione di ricandidarsi per il 2015. Una Coppa del Mondo in Asia sarebbe fantastica, avrebbe un potenziale incredibile. Non voglio dire che si tratta dell’ultima frontiera. Sicuramente è una frontiera inesplorata».
«Penso che avrà un effetto positivo» afferma l’anglo-cinese Rory Underwood. Ma l’ex ala dell’Inghilterra non nasconde che il cammino da fare affinché il rugby asiatico raggiunga livelli anche solo lontanamente paragonabili a quelli europei sarà lunghissimo. «Ci vorrà molto molto tempo. Non avverrà da un giorno all’altro» dice il giocatore che ha realizzato più mete nella storia della nazionale inglese. Da parte sua, un veterano della nazionale giapponese come Daisuke Ohata, che detiene il record di mete segnate in campo inernazionale (69 con 58 presenze), è invece convinto che il torneo sarà utilissimo per «colmare il gap che esiste tra il nostro rugby e quello che si gioca nel resto del mondo». Proprio per promuovere lo sviluppo del rugby in patria, il Giappone, unica nazionale asiatica a qualificarsi per l’ultima World Cup, si era candidato a ospitare l’edizione 2011 dei Mondiali. Ma la scelta è caduta sulla Nuova Zelanda, provocando non poche critiche da parte di chi vede le nazioni storiche arroccate a difesa della loro leadership e disinteressate alla diffusione del gioco nel mondo. I giapponesi, comunque, sono gente testarda e si sono già proposti per l’edizione 2015. «Il Giappone avrebbe volute ospitare I Mondiali 2011 - afferma Jarrad Gallagher, incaricato dall’International Rugby Board di seguire lo sviluppo della disciplina in Asia - ma la cosa buona è che hanno intenzione di ricandidarsi per il 2015. Una Coppa del Mondo in Asia sarebbe fantastica, avrebbe un potenziale incredibile. Non voglio dire che si tratta dell’ultima frontiera. Sicuramente è una frontiera inesplorata».
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